La previdenza dei farmacisti richiede una riforma strutturale, non una guerra di comunicati

Roma, 22 maggio 2015 – Non è pensabile che si possano risolvere le difficoltà con i comunicati stampa, né che si possa attribuire a un singolo attore, in questo caso la FOFI, il compito di risolvere problemi macroeconomici di rilevanza nazionale quale la crisi economica da cui discendono la crisi gravissima della rete delle farmacie e quindi la disoccupazione, oppure ancora la regolamentazione del lavoro. Questa è demagogia. E’ bene rammentare, come emerso ai tavoli promossi dalla Federazione, che istanze come il contributo figurativo per i disoccupati, o la non obbligatorietà della contribuzione ENPAF per gli iscritti all’Ordine che abbiano un’altra copertura previdenziale sono richieste di tutta la categoria.

E’ evidente che queste misure sono in contrasto con l’ordinamento attuale, ma qui sembra sfuggire il fatto che occorre una riforma strutturale dell’Ente previdenziale e deve essere la nostra professione a promuoverla e indirizzarla prima che piovano sull’ENPAF interventi dall’alto. In questo senso, anche la risoluzione che è all’origine delle audizioni in Commissione lavoro è un fatto da non sottovalutare. Aumentare di un paio d’anni il periodo di contribuzione ridotta per i disoccupati è senz’altro lodevole, ma non risolve la questione: ne sposta semplicemente i termini.  

Da sempre alla rappresentanza professionale è chiaro che la sostenibilità economica dell’ENPAF è un punto fondamentale, e proprio per questo è stato richiesto all’Ente di chiarire se la situazione è la stessa presentata nel 2011, senza contare che, al netto dei trattamenti erogati, vi è annualmente un avanzo di bilancio su cui è logico poter contare per adattare l’azione dell’ente alla situazione.

La Federazione e’ certa che la discussione di questi temi non vada fatta sulle pagine dei giornali ma concretamente attraverso il confronto con tutte le componenti professionali.

 

 

 

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Maurizio Imperiali
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