10 marzo, Giornata Mondiale del Rene: più attenzione a stile di vita e controllo dei fattori di rischio per preservare la salute dei reni

 

Milano, 3 marzo 2022 – In occasione della Giornata Mondiale del Rene che si celebra il prossimo 10 marzo, la comunità medico-scientifica richiama l’attenzione sul ruolo chiave della prevenzione per preservare salute dei reni. Sotto i riflettori corretto stile di vita e regime dietetico appropriato per evitare l’insorgenza e rallentare il decorso della malattia renale cronica, patologia di cui soffrono oltre 3,5 milioni di italiani, che causa la perdita progressiva della funzionalità renale fino a rendere necessari la dialisi o il trapianto di reni.

 

Da non sottovalutare anche il controllo periodico di alcuni valori spia, in particolare nelle persone con diabete e ipertensione, più a rischio di andare incontro a insufficienza renale, per identificare precocemente la malattia e agire agli stadi iniziali, allontanando il momento critico della dialisi e le sue pesanti ripercussioni sui pazienti e sul sistema sanitario. Attualmente in Italia sono 50mila i pazienti in trattamento dialitico che costano ogni anno al SSN 2,5 miliardi di euro, senza contare l’impatto della terapia sulla vita familiare, sociale e lavorativa di chi ne soffre.

 

“Le malattie renali possono interessare tutte le strutture dei nostri reni e colpire a tutte le età: nei giovani sono più frequenti le malattie congenite e le glomerulonefriti, mentre negli anziani le malattie vascolari (correlate all’ipertensione arteriosa) e dismetaboliche (per esempio il diabete)”, spiega Massimo Morosetti, Presidente FIR, Fondazione Italiana Rene. “Quando i reni non sono più in grado di svolgere le normali funzioni di eliminazione delle scorie, del mantenimento della composizione dei liquidi corporei e della produzione di ormoni, si parla di insufficienza renale, una malattia insidiosa che in molti casi non presenta sintomi fino agli stadi più avanzati. Tuttavia, sono sufficienti pochi semplici esami come il controllo della pressione arteriosa, la misurazione della creatinina nel sangue, l’analisi delle urine e, se necessario, un esame ecografico dei reni, per giungere alla diagnosi e impostare una strategia terapeutica appropriata per rallentare l’evoluzione della malattia e ridurre l’alto rischio di mortalità cardiovascolare ad essa correlato”.

 

“Per contrastare la malattia renale cronica è indispensabile adottare uno stile di vita corretto, bilanciando l’introito alimentare con l’attività fisica e bevendo adeguatamente. Sia la dieta mediterranea che la dieta DASH – modello alimentare che privilegia frutta, verdura, carboidrati da cereali integrali, derivati del latte a basso contenuto di grassi, pesce, carne bianca, oli vegetali – hanno un valore fortemente preventivo in termini di riduzione dell’incidenza di malattia renale cronica e di rischio cardiovascolare”, afferma Ersilia Troiano, Presidente ASAND, Associazione Scientifica Alimentazione Nutrizione e Dietetica. “È inoltre fondamentale tenere sotto controllo le patologie predisponenti, quali ipertensione arteriosa e diabete”.

 

L’alimentazione gioca un ruolo fondamentale non soltanto in un’ottica di prevenzione ma anche nella strategia terapeutica in presenza di malattia renale conclamata, per ritardare la progressione del danno renale e l’ingresso in dialisi, come indicato nelle principali Linee guida nazionali e internazionali.

 

“La terapia dietetica nutrizionale (TDN) si è dimostrata in grado di ritardare la progressione dell’insufficienza renale cronica e le sue comorbilità, riducendo il rischio di escalation verso la fase dialitica, con risparmi sostanziali e un significativo miglioramento della qualità di vita dei pazienti”, spiega Giuseppina Catinello, Tesoriere ASAND e Dietista Renale. “L’elemento chiave per il successo della TDN è l’approccio multiprofessionale di informazione, educazione, prescrizione dietetica e follow-up. Al Dietista spetta la competenza di condurre una valutazione nutrizionale completa e di elaborare una terapia nutrizionale ‘cucita su misura’ che tenga conto dei bisogni individuali, dello stato nutrizionale e delle eventuali comorbidità. L’aderenza del paziente allo schema dietetico è un fattore determinante per il raggiungimento degli outcome di salute”.

 

“Recenti studi di farmacoeconomia sul rapporto di costo-efficacia della dieta ipoproteica hanno confermato che, oltre ai benefici di salute per i pazienti, questa terapia realizza un vantaggio economico per il SSN. Il costo annuale dell’utilizzo di prodotti ipoproteici si attesta intorno 1.400/1.500 euro a paziente, contro i quasi 45.000 euro del trattamento dialitico”, afferma Luigi Cimmino Caserta, Medical Detailing Manager e Responsabile dei rapporti istituzionali di Kraft Heinz – Aproten. I 50mila pazienti attualmente in dialisi costano al SSN 2,5 miliardi di euro l’anno, circa il 2% delle risorse totali destinate alla sanità. L’Evidence Based Medicine conferma la necessità di rendere la TDN centrale nel percorso di cura del paziente nefropatico. Mettere il paziente al centro ed accompagnarlo lungo il suo percorso dietetico è la mission di Aproten”.

 

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