Se manca una cultura del generico a pagare è il cittadino

Questo il commento del presidente di AssoGenerici ai dati relativi all’aumento della spesa privata per coprire la differenza di prezzo tra equivalenti e farmaci di marca

 

Roma, 17 aprile 2013 – “E’ importante che ricercatori del calibro di Ketty Vaccaro del Censis confermino quello che abbiamo sempre sostenuto, e cioè che non avere promosso una cultura del farmaco generico a livello europeo si è tradotto, con il meccanismo del prezzo di riferimento, in una tassa occulta per i pazienti italiani” dice il  presidente di AssoGenerici Enrique Häusermann a commento dell’indagine commissionata da ADNKronos sulla spesa privata sanitaria, che ha rivelato che nel 2010 i cittadini hanno pagato 546 milioni per la differenza di prezzo tra generico e branded e 792 nel 2011. Peraltro, i dati Osmed per il 2012 parlano di circa 650 milioni soltanto nei primi nove mesi dell’anno scorso, ragion per cui la tendenza al rialzo sembra continuare. “E’ vero che si tratta di una scelta del cittadino, come ha detto il presidente di Farmindustria ma, vista la situazione italiana nella quale ancora vigono pregiudizi e pratiche ostative, non la si può certo definire una scelta informata” prosegue Häusermann. “Siamo anche d’accordo sul fatto che questa spesa privata potrebbe anche essere indirizzata verso polizze o fondi integrativi, ma credo che questi trovino la loro ragion d’essere nel coprire prestazioni non rimborsate dal servizio pubblico, non per pagare a un prezzo più alto prestazioni già rimborsate, come nel caso dei farmaci che, generici o branded, svolgono la medesima funzione con le stesse garanzie”.

 

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