Passione canto: dai big di Sanremo ai cantanti amatoriali, come non mettere la voce “sotto stress” e mantenerla in salute

 

Lo sanno bene gli artisti in gara al Festival, quanto sia importante allenare la voce conciliando la migliore performance con la necessità di proteggere e mantenere in salute le proprie corde vocali. Cantanti amatoriali e semiprofessionali, che non dispongono della stessa formazione specifica ma fanno comunque un uso intenso della propria voce, sono tra le categorie più a rischio di andare incontro a lesioni dell’apparato fonatorio (noduli e edemi cordali le più diffuse). Fondamentale saper ascoltare alcuni campanelli d’allarme, per capire se sia necessaria una vista specialistica. I disturbi della voce andrebbero monitorati non solo nei cantanti, ma in tante altre categorie professionali, poiché coinvolgono circa il 20% della popolazione generale.

 

 

Milano, 3 febbraio 2023 – Magazziniere di giorno, cantante rock la sera; impiegata dal lunedì al venerdì, performer piano bar nel fine settimana. Non solo Vip: sono tanti gli italiani che amano cantare e che, pur non essendo riusciti a fare del canto la propria professione principale, coltivano questa passione con dedizione e sacrificio. Ma se i loro “colleghi” più celebri, come quelli impegnati tra pochi giorni al Festival di Sanremo, possono contare su una formazione specifica e sul supporto di maestri e vocal coachche li aiutano a mantenere la voce ai massimi livelli, preservandone la salute, i cantanti semiprofessionali fanno più spesso i conti con disturbi che derivano da un uso improprio delle corde vocali. Cercano di eseguire un repertorio al di sopra delle proprie capacità e competenze, mettendo eccessivamente sotto sforzo l’intero apparato fonatorio, oppure, per non mancare un’audizione o un ingaggio, cantano anche quando la loro voce è debilitata, affaticandola ulteriormente.

 

“Ci sono alcuni campanelli d’allarme ai quali ogni cantante dovrebbe prestare attenzione, perché spie del fatto che gli organi fonatori possono essere sotto stress”, spiega Francesco Mozzanica, Direttore dell’Unità Operativa di Otorinolaringoiatria dell’Ospedale San Giuseppe – Gruppo MultiMedica e professore all’Università degli Studi di Milano La Statale. “Primo fra tutti, la disfonia, ossia un’alterata qualità della voce; la riduzione dell’estensione vocale: se prima si riusciva, ad esempio, a raggiungere una certa nota e ora non ci si riesce più o lo si fa con difficoltà; la comparsa di fatica fonatoria dopo aver cantato; la percezione di dolore al collo e di un senso di costrizione; la sensazione di fuga d’aria nella zona più acuta dell’estensione. In presenza di uno o più di questi sintomi, la prima regola da seguire è il riposo: smettere di cantare. In secondo luogo, bisogna evitare tutto ciò che potrebbe aumentare lo stato infiammatorio: contrariamente a quanto si creda, no alle bevande calde, come tisane e infusi, e ovviamente stop ad alcolici, fumo e cibi piccanti”.

Se anche mettendo in atto questi comportamenti il disturbo persiste, diventa opportuno consultare un medico specialista, otorinolaringoiatra e foniatra in primis. L’otorino eseguirà una laringoscopia o laringostroboscopia, esame poco invasivo che permette di vedere le corde vocali durante la fonazione e di visualizzare eventuali lesioni organiche, come noduli, polipi, cisti e piccole cicatrici. Noduli ed edemi cordali sono i più diffusi tra i cantanti, i primi soprattutto fra le donne che impiegano voce gridata e iperacuta, i secondi sono legati allo sforzo per raggiungere una forte intensità senza le opportune tecniche di sostegno. Il foniatra conduce un’anamnesi volta a comprendere modalità di canto del paziente e sue abitudini di vita, per rintracciare le possibili cause che hanno portato alla formazione di queste lesioni, e indaga come la voce si produce, generando anche disfonie non dovute a lesioni organiche ma ad atteggiamenti anomali nella fonazione.

 

Sarà poi impostato un percorso logopedico di tipo preventivo e abilitativo all’uso corretto della voce, se il problema è ancora allo stadio iniziale, o di tipo riabilitativo, specie nel caso in cui vi sia un danno strutturale alle corde, eventualmente coadiuvato da terapie farmacologiche e integrato da un percorso didattico di voce cantata con un maestro di canto. In alcuni casi può esserci l’indicazione all’intervento chirurgico, per asportare la lesione in microlaringoscopia.

 

“Si stima che circa il 20% della popolazione generale vada incontro ad almeno un episodio di disfonia”, prosegue Mozzanica. “Pertanto, non solo le categorie artistiche, quali cantati, attori e speaker, dovrebbero avere a cuore lo stato di salute delle proprie corde vocali, ma anche tante altre: soprattutto insegnanti, personale di front office, operatori di call center, venditori, istruttori di corsi fitness etc. Pur essendo professionisti della voce non ne sono consapevoli e spesso non fanno nulla per mantenere in salute il loro strumento di lavoro più importante”.

 

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Ufficio Stampa Value Relations Media

Francesca Alibrandi – f.alibrandi@vrelations.it

Antonella Martucci – a.martucci@vrelations.it