Il modello Campania, su base nazionale, farebbe risparmiare quasi un miliardo

La nuova Legge regionale sulla prescrizione di generici e biosimilari permette in prospettiva economie superiori a quelle ottenibili applicando le indicazioni dell’AIFA. “Dalla Campania un esempio positivo di quello che può fare il federalismo sanitario se inteso come un’occasione per battere strade nuove” commenta il vicepresidente di AssoGenerici.  E sull’atorvastatina l’Italia è ai livelli della Gran Bretagna

Roma, 16 maggio 2013 – “La Legge regionale della Campania sulla prescrizione di generici e biosimilari  è un fatto importante perché garantisce non soltanto la compatibilità economica dell’assistenza farmaceutica territoriale e ospedaliera, ma percorre una strada differente da quella del razionamento delle prestazioni,  con la possibilità di ottenere risparmi anche superiori a quelli che derivano dall’applicazione degli strumenti prodotti dall’Agenzia del farmaco” dice il vicepresidente di AssoGenerici, Francesco Colantuoni a commento dei dati elaborati  dal Centro Studi di AssoGenerici sulle decisioni prese dalla Regione, secondo le quali, applicando alla spesa campana le regole introdotte dalla legge su cinque classi terapeutiche (quelle a maggior spesa) si dovrebbe ottenere un risparmio di 95 milioni annui, superiore a quello ottenibile applicando gli indicatori dell’AIFA a 18 classi terapeutiche , pari a 83,8 milioni. L’applicazione degli obiettivi campani su base nazionale indurrebbe un risparmio di 767 milioni. Sempre dalle stime del Centro Studi emerge poi che l’arrivo ormai un anno fa anche in Italia dell’atorvastatina equivalente ha totalizzato risparmi per l’SSN di 293 milioni di euro, vale a dire più di 800 mila euro al giorno, un dato sovrapponibile a quello della Gran Bretagna, pur potendo contare su un mercato ridotto rispetto a quello d’Oltremanica.

“Per molti versi è ancora più interessante quanto la Regione ha disposto per i biosimilari” prosegue Colantuoni. “Considerando la sola classe delle epoetine, che peraltro sono il farmaco biotecnologico più prescritto a livello europeo, se si applicasse a tutte le regioni italiane la proporzione di ricorso al biosimilare rilevata in Campania si avrebbe un risparmio di 25 milioni annui. E tutto questo salvaguardando il diritto del paziente a proseguire la terapia con l’originatore con cui aveva iniziato e limitandosi all’impiego diretto soltanto nei pazienti naïve, cioè non trattati in precedenza”. Peraltro, le stime del  Centro studi di AssoGenerici sono condotte partendo dalla valorizzazione dei consumi di fonte IMS, ma nella realtà il prezzo con cui i biosimilari vengono ceduti, grazie al meccanismo delle gare, è di norma più basso. Pertanto nella realtà i risparmi realizzabili sarebbero sicuramente superiori. “In un momento in cui si attacca indistintamente il federalismo sanitario, sarebbe invece il caso di guardare con attenzione alle iniziative positive che vengono, per così dire, dalla periferia, metterle al centro della discussione e valutarne la generalizzazione” conclude il vicepresidente di AssoGenerici.

 

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