Il biosimilare rischia una falsa partenza

Roma, 22 luglio  2015 – “E’ una singolare coincidenza che nello stesso giorno in cui sono stati diffusi i dati OSMED, che mostrano già un primo significativo effetto dei biosimilari sulla spesa farmaceutica pubblica, un articolo degli economisti Federico Spandonaro e Daniela D’Angela abbia richiamato l’attenzione su come sia necessario creare condizioni adeguate perché questi farmaci producano per la società tutti i potenziali vantaggi sociali” dice Francesco Colantuoni, coordinatore dell’Italian Biosimilar Group. Come illustrato dai due economisti, il valore del biosimilare risiede nella sua capacità di creare condizioni di competizione economica, riduzioni di spesa per il Servizio sanitario ovvero l’incremento delle persone in terapia. “I dati OSMED provano che il processo si sta avviando, anche se con alcune contraddizioni, ma manca una prospettiva credibile proprio nella creazione di un ambiente competitivo: non c’è un approccio razionale alle gare di acquisto, si mira più o meno esplicitamente a limitare l’impiego dei biosimilari a dispetto delle evidenze scientifiche” spiega Colantuoni. “Queste criticità sono all’origine della scelta di procedere alla rinegoziazione al ribasso del prezzo dei farmaci biotecnologici a brevetto scaduto quando non siano presenti biosimilari corrispondenti. E’ una norma sbagliata perché da una parte rende meno interessante da parte dell’azienda del biosimilare sviluppare molecole alla scadenza di brevetto, e dall’altra allarga la forbice dei prezzi sui mercati europei dello stesso prodotto, incentivando l’esportazione e quindi i fenomeni di carenza, con i gravi disagi per i cittadini che abbiamo sperimentato in questi anni e continuiamo a sperimentare. Abbassare i prezzi dei farmaci branded per via amministrativa è una soluzione tanto comoda quanto di corto respiro, che impedisce la formazione di un mercato concorrenziale capace di offrire vantaggi a lungo termine”.

 

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