Equivalenti leva fondamentale per il risparmio, ma ancora penalizzati dal pay back

La relazione annuale della Corte dei Conti conferma la centralità del generico nella riduzione della spesa farmaceutica convenzionata, ma permangono i fattori che impediscono al settore di esprimere tutte le sue potenzialità

 

Roma, 4 giugno 2014 – “Anche l’ultima relazione della Corte dei Conti conferma che tra i pochi capitoli della spesa pubblica in costante riduzione vi è quello relativo alla farmaceutica convenzionata, che anche nel 2013 ha fatto registrare una riduzione del 3,4%, e non certo perché i cittadini abbiano smesso di curarsi. Molti sono i fattori che contribuiscono a questo risultato” dice il presidente di AssoGenerici Enrique Häusermann “ma quello fondamentale, come ha ricordato anche questa volta la magistratura contabile, è la presenza sul mercato del generico che, da sola, ha determinato una fortissima riduzione   della spesa”.  Ciononostante, nel nostro paese i produttori  di farmaci equivalenti sono tenuti al pagamento del pay-back in caso di superamento del tetto di spesa programmato come i produttori di branded “e questo penalizza ingiustamente tutto un settore che è invece all’origine del risparmio”. E’ vero che quella che resta fuori controllo è la spesa farmaceutica ospedaliera, “ma non si può ignorare che il tetto è cronicamente sottostimato, e anche in questo caso esigere il pay back da chi commercializza farmaci a brevetto scaduto, intrinsecamente meno costosi, oltretutto attraverso il meccanismo delle gare, che prevede l’aggiudicazione al prezzo più basso, è un controsenso: questi farmaci devono essere esclusi dal sistema del payback applicato alla spesa ospedaliera. Se si vuole diminuire ulteriormente la spesa, facendo leva sul farmaco equivalente” conclude Enrique Häusermann, si dovrebbe eliminare dalla normativa italiana il meccanismo del patent linkage, che ritarda l’ammissione alla rimborsabilità dei nuovi farmaci equivalenti, con un mancato risparmio pari a tre milioni di euro al giorno. Un meccanismo, peraltro, che ormai è presente soltanto in Italia, è stato più volte dichiarato illegittimo dalla Commissione Europea e dal Parlamento Europeo,  che ha anche votato una proposta di direttiva che ne proibisce l’introduzione nelle normative nazionali”.

 

 

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