Carenza dei farmaci oncologici: un’emergenza che può essere risolta favorendo il pluralismo

L’attuale politica di gare al massimo ribasso – duramente criticata anche nella nuova normativa comunitaria – mostra in questo settore tutta la sua pericolosità: la discesa del prezzo oltre certi limiti rende possibile la partecipazione soltanto ai competitori più forti, creando di fatto dei monopoli. “Il comparto degli equivalenti può fare e ha fatto molto per sopperire ai farmaci mancanti, ma occorre che sia messo nelle condizioni per sviluppare un’azione ancora più incisiva” dice Francesco Colantuoni, vicepresidente di AssoGenerici

 

Roma, 29 gennaio 2014 – “Comprendiamo e facciamo nostre le preoccupazioni espresse dal presidente dell’AIOM, professor Stefano Cascinu, a proposito delle ricorrenti carenze di alcuni farmaci oncologici di uso consolidato” dice Francesco Colantuoni, vicepresidente di AssoGenerici. “Così come ovviamente condividiamo la sottolineatura del rilevante valore terapeutico di queste molecole. Tuttavia non credo che la soluzione possa venire da una “produzione di stato” di questi medicinali, perché questo andamento delle forniture dipende da diversi fattori che in realtà poco hanno a che vedere con la produzione”. I farmaci che ciclicamente vengono dichiarati carenti in Italia sono, infatti, normalmente in uso  in tutto il mondo e a determinarne la scarsità è in primo luogo la scarsa remunerazione che ottengono nel nostro paese. “Su questo pesa il meccanismo delle gare, che in Italia è centrato sul massimo ribasso. Poiché questi medicinali hanno già in origine un prezzo contenuto, il  risultato è che per molte aziende non è economicamente sostenibile la fornitura a queste condizioni, con la conseguenza che si vengono a creare dei monopoli di fatto, quando invece soltanto una pluralità di attori può garantire una fornitura costante”. Non a caso il Parlamento europeo ha recentemente approvato una nuova normativa sugli appalti pubblici molto critica a questo riguardo. Come riportato da “Il Sole 24Ore” del 28 gennaio, il testo dice che “per incoraggiare maggiormente l’orientamento alla qualità degli appalti pubblici, dovrebbe essere consentito agli Stati membri la decisione di proibire o limitare il ricorso al criterio del prezzo più basso o del costo per valutare l’offerta economicamente più vantaggiosa” nella cui definizione entrano non soltanto il rapporto qualità/prezzo, ma anche la previsione del costo di esternalità negative quali, appunto, l’interruzione degli approvvigionamenti. La nuova modalità di gara potrebbe dunque ovviare alle disfunzioni  denunciate dal Professor Cascinu. “Il comparto degli equivalenti può fare e ha fatto molto per sopperire ai farmaci mancanti, ma occorre che sia messo nelle condizioni per sviluppare un’azione ancora più incisiva” prosegue Colantuoni. “Per esempio, il portale dell’AIFA dedicato ai farmaci carenti funziona perfettamente per segnalare la situazione, e molte nostre aziende si sono, al contempo, dotate di tool logistici per poter indirizzare la produzione verso l’Italia di lotti destinati all’estero. Questa architettura funziona, ma per garantire che non si arrivi alle situazioni limite oggi segnalate si deve contare su un minimo di programmazione, vitale per ogni organizzazione aziendale”. L’altro aspetto importante è lo snellimento delle pratiche di autorizzazione all’importazione: la situazione è migliorata negli ultimi anni, ma ci sono ancora significativi margini di miglioramento. “Ritengo che gli strumenti per risolvere questa difficoltà ormai cronica ci siano tutti: serve uno sforzo comune per farli funzionare al meglio” conclude Colantuoni.

 

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