Bruxismo: epidemia silente che colpisce quasi 1 italiano su 3. Da AIOP i consigli per riconoscerlo e affrontarlo

Coinvolge l’apparato dentale e mandibolare ma diagnosticarlo in fase precoce non è semplice: spesso il paziente non si accorge di soffrirne e, a volte, lo stesso dentista può avere difficoltà a individuarlo. Il bruxismo rappresenta un disturbo oggi particolarmente ricorrente. A favorirne l’insorgenza possono essere fattori psicologici e neurologici ma anche stili di vita poco salubri: il consumo di alcol e caffeina, il fumo, lo stress e i ritmi convulsi che ormai contraddistinguono le nostre giornate. Gli esperti dell’Accademia Italiana di Odontoiatria Protesica (AIOP) spiegano quali segnali devono metterci in allarme e come prevenire l’insorgenza del problema.

Bologna, 13 ottobre 2016 – Colpisce tutte le età, compresi i bambini, con un trend che negli ultimi anni, complice il cambiamento negli stili di vita, ha visto aumentare la sua incidenza nella popolazione mondiale. E’ il bruxismo, un disturbo poco conosciuto e spesso sottostimato, sia dal paziente che dall’odontoiatra. Può manifestarsi con il serramento e digrignamento dei denti ma anche in una forma più “subdola”, detta serramento mandibolare, che induce a mantenere i muscoli rigidi, in una posizione fissa, senza alcun contatto dentale[1]; quest’ultima condizione, in particolare, è considerata dagli esperti uno dei fenomeni emergenti del nuovo millennio.
Per riconoscere tempestivamente il problema e cercare di controllarlo, arrivano i consigli dell’Accademia Italiana di Odontoiatria Protesica (AIOP), da 37 anni impegnata a promuovere la salute orale e dentale, attraverso la ricerca scientifica e la formazione avanzata di odontoiatri e odontotecnici.

Secondo le stime, in Occidente, il 12% delle persone soffre di bruxismo notturno, mentre circa il 30% avrebbe episodi nel corso della giornata (bruxismo diurno)[2],[3]. In Italia, le “vittime” potrebbero arrivare a 15-18 milioni. A favorirne la diffusione sono anche i ritmi di vita sempre più frenetici e alcuni comportamenti a rischio, quali il fumo[4],[5] o il consumo di alcolici; fra i giovani, inoltre, può manifestarsi come effetto secondario di alcune droghe sintetiche, quali l’ecstasy[6].

Una delle conseguenze più evidenti del bruxismo è l’eccessiva e anomala usura dei denti e la presenza di scheggiature o incrinature sia della dentatura naturale sia di lavori odontoiatrici, come corone, intarsi, faccette e otturazioni. Ma spesso compaiono anche difficoltà funzionali nei normali movimenti di apertura e chiusura della bocca, indolenzimento dei muscoli masticatori e delle articolazioni temporomandibolari. “Tra i principali segnali spia che possono far sospettare il bruxismo – spiega Fabio Carboncini, Presidente di AIOP – oltre a una dentatura danneggiata o consumata, vi sono il rumore notturno, presente nel 25% dei casi, la sensazione di tensione mandibolare al risveglio o di dolore localizzato alle arcate dentali e la ricorrenza di cefalee muscolo-tensive”.

“In passato – continua Carboncini – grande importanza è stata attribuita alla malocclusione dentale, come causa di bruxismo. Oggi, invece, autorevoli ricerche scientifiche ne hanno ridimensionato la portata, spostando l’attenzione verso fattori psicologici e vari aspetti neurologici legati alla struttura del sonno. In altre parole, il disturbo sarebbe regolato dal sistema nervoso centrale e non dagli stimoli periferici[7],[8]. Si consideri, ad esempio, che tra i fattori predisponenti vi sono la tensione nervosa, le forme di stress e ansia e, persino, il senso di competizione nello sport. Per questo motivo, a volte si ricorre agli psicofarmaci, che agiscono a livello centrale ma non sempre si rivelano efficaci nel trattare la patologia”.

Oggi non disponiamo ancora di una cura che possa risolvere completamente il problema; diventa dunque fondamentale cercare di contrastarlo, limitandone l’insorgenza. La raccomandazione principale, oltre a una corretta informazione ed educazione del paziente, è quella di cercare di mantenere la bocca in posizione fisiologica durante tutto l’arco della giornata, ovvero denti staccati e muscoli masticatori rilassati. I denti, infatti, dovrebbero toccarsi tra loro soltanto durante la masticazione dei cibi e, occasionalmente, durante la deglutizione.

“Nel bruxismo diurno, aggiunge Carboncini, “l’approccio cognitivo-comportamentale è probabilmente la migliore opzione terapeutica disponibile: consente infatti di ottenere maggiori benefici nel lungo termine, favorendo la consapevolezza individuale del fenomeno e facendo comprendere al paziente la necessità di controllare la muscolatura masticatoria, mantenendola in posizione di riposo, durante la giornata. Occorre poi agire sugli stili di vita: meno alcol, fumo e caffè, soprattutto la sera, ritmi più rilassati e una buona qualità del sonno sono tutti fattori che aiutano ad allentare la tensione sui muscoli masticatori e il loro sovraffaticamento. In caso di bruxismo severo, è indicato l’uso delle placche intraorali in resina acrilica, i cosiddetti ‘bite’, di norma utilizzati solo la notte, allo scopo di proteggere la dentatura, alleviare la pressione sulle articolazioni mandibolari e distendere le fibre muscolari contratte. Assolutamente controindicate sono invece le placche ‘fai da te’ che, comprate in farmacia, possono addirittura accentuare il fenomeno”.

Per combattere la diffusione sempre maggiore di questo disturbo, l’Accademia pone una particolare attenzione alla formazione dei suoi 1.500 soci, con l’obiettivo di educarli a riconoscere precocemente il problema e aiutare i pazienti a controllarne le manifestazioni. “L’odontoiatria – conclude il Presidente AIOP – negli ultimi anni sta affrontando nuove sfide e una di esse, per la sua particolare prevalenza, è proprio il bruxismo. Per tale motivo, affrontiamo regolarmente l’argomento nell’ambito dei corsi formativi dedicati ai nostri soci. Quest’anno, inoltre, l’impegno verrà ulteriormente rafforzato, in occasione del congresso internazionale di novembre, nel corso del quale sarà prevista un’apposita sessione sul tema, dedicata ai giovani, che abbiamo simbolicamente chiamato “Un futuro a denti stretti”.

                                          

 

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[1] Lobbezoo F, Ahlberg J, Glaros AG, Kato T, Koyano K, Lavigne GJ, Leeuw R de, Manfredini D, Svensson P, Winocur E. Bruxism defined and graded: An international consensus. J Oral Rehabil 2013; 40:2-4.

[2] Manfredini D, Winocur E, Guarda-Nardini L, Paesani D, Lobbezoo F. Epidemiology of bruxism in Adults. A systematic review of the literature. J Orofacial Pain 2013; 27:99-110.

[3] Manfredini D, Restrepo C, Diaz-Serrano K, Winocur E, Lobbezoo F. Prevalence of sleep bruxism in children: A systematic review of the literature. J Oral Rehabil 2013b; 40:631-642.

[4] Rintakoski K, Ahlberg J, Hublin C, Lobbezoo F, Rose RJ, Murtomaa H, Kaprio J. Tobacco use and reported bruxism in young adults: A nationwide Finnish twin cohort study. Nicotine Tob Res 2010a;12:679-683.

[5] Rintakoski K, Ahlberg J, Hublin C, Broms U, Madden P, Könönen M, Koskenvuo M, Lobbezoo F, Kaprio J. Bruxism is associated with nicotine dependence: A nationwide Finnish twin cohort study. Nicotine Tob Res 2010b;12:1254-1260.

[6] Winocur E, Gavish A, Voikovitch M, Emodi-Perlman A, Eli I. Drugs and bruxism: a critical review. J Orofac Pain 2003;17:99-111.

[7] Lobbezoo F, Naeije M. Bruxism is mainly regulated centrally, not peripherally. J Oral Rehabil 2001;28:1085-1091.

[8] Lobbezoo F, Ahlberg J, Manfredini D, Winocur E. Are bruxism and the bite causally related? J Oral Rehabil 2012;39:489-501